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文档简介

johanna lindseymi appartieninon certo cosa facile riuscire a domare la bellissima e impetuosa baronessa alexandra.ne sa qualcosa quel povero uomo di suo padre, che pur di vedere finalmente sistemata quella figlia ribelle e anticonformista si inventa un falso contratto di matrimonio stipulato in passato con un amico ormai defunto.inutile dire che per la ragazza si tratta di una vera e propria condanna a morte, ma, si sa, un patto sacro.cos linsofferente alexandra si appresta a fidanzarsi con il suo promesso, ben determinata a manifestare una condotta tanto sconveniente e inurbana da indurre il poveretto a rompere laccordo.ci che lintraprendente giovane per non sospetta che il suo splendido e insopportabile fidanzato, il conte vasili, ha deciso a sua volta di sfuggire al matrimonio adottando una strategia pressoch analoga ed intenzionato a fare del suo meglio per apparire un perfetto mascalzone. 1. provincia ucraina, russia, 1836. in piedi davanti alla finestra del salotto, le mani intrecciate dietro la schiena, constantin rubliov scrutava in lontananza la nuvola di polvere in lento avvicinamento. situata sulla facciata della sua abitazione, la finestra dava sulla strada che, dipanandosi tortuosa oltre la sua tenuta di campagna, conduceva al dnieper, a est. nelle giornate pi limpide, dal primo piano della casa si riusciva a intravedere il fiume. dallosservatorio privilegiato del salotto, la strada, verso ovest, era visibile a perdita docchio ed era precisamente da l che il nuvolone si stava avvicinando. se anche non avesse saputo che quel giorno era prevista una corsa di cavalli, constantin lo avrebbe capito alla vista di tutta quella folla assiepata su entrambi i lati della strada, appena oltre casa sua. i suoi cosacchi amavano le corse almeno tanto quanto adoravano le risse. erano gente dura, volubile, intrepida, sempre pronta a ridere, cantare e fare a botte. nonch ferocemente leale. ma non erano esattamente la sua gente, per quanto lui avesse sempre pensato a loro in questi termini dato che erano associati alla sua famiglia da tempo immemorabile. anchessi, daltronde, pensavano a lui e ai suoi come a persone di famiglia. ma cosacco significava guerriero libero e questi cosacchi in particolare, liberi lo erano sicuramente. da quando il suo trisavolo aveva concesso loro lautorizzazione a stabilirsi sulle sue terre e a crescervi in pace le loro famiglie, essi avevano lavorato per i rubliov svolgendo le mansioni pi disparate: servivano in casa del barone, allevavano i suoi cavalli e scortavano lui e i suoi familiari nei loro viaggi. linsediamento cosacco, fondato decine di anni prima, adesso era una cittadina fiorente a meno di mezzo chilometro a ovest della tenuta dei rubliov. i razin, che per tutti quei decenni erano stati i capi della comunit e che avevano popolato il villaggio con gli innumerevoli rami della loro famiglia, erano diventati prosperi quanto i rubliov. grazie al loro aiuto, adesso constantin era in grado di fornire cavalli allesercito dello zar e purosangue agli aristocratici che potevano permetterseli. i suoi raccolti di barbabietole da zucchero riempivano i mercati di kiev e i villaggi sul dnieper, mentre il suo frumento spuntava ottimi prezzi lungo la costa del mar nero. col passare degli anni constantin si arricchiva sempre pi, soprattutto da quando aveva preso a interessarsi attivamente dei suoi cavalli e dei suoi campi. rimasto vedovo dieci anni prima, aveva smesso di essere un proprietario assenteista al pari della maggior parte dei nobili russi. solo la sorella continuava a far uso della residenza di citt che i rubliov possedevano a mosca e della dimora di famiglia a san pietroburgo. questo non ti piacer, caro. constantin non guard la donna che aveva parlato. a pochi passi di distanza, anna veriovka, in piedi davanti a unaltra finestra della stessa stanza, osservava la medesima scena. anna apparteneva a quella rara categoria di donne sulle quali il tempo sembrava non aver lasciato traccia del suo passaggio. a guardarla adesso, i capelli castano scuro perfettamente in ordine e gli occhi ancora pi scuri, i lineamenti delicati che ne garantivano leterna bellezza, nessuno avrebbe detto che aveva gi superato la soglia dei trentacinque anni. fu il suo tono, pi che le parole che aveva pronunciato, a far s che constantin si appoggiasse al davanzale della finestra per osservare con maggiore attenzione i cavalli in rapido avvicinamento. dentro di s, sapeva bene quel che avrebbe visto. non era la prima volta n, temeva, lultima. ma per il momento tutto quel che riusciva a scorgere era quel nuvolone di polvere, che adesso quasi arrivava allaltezza della casa, con al centro la sagoma indistinta di sei purosangue affiancati sulla stradina troppo stretta. colbacchi di pelliccia, pesanti cappotti con le falde al vento, lunghe zampe slanciate che si allungavano nello sforzo di superare il traguardo nel vicino villaggio, e il grosso cane lupo che li seguiva correndo ai margini della strada, abbaiando, incitando i cavalli ad accelerare ancora di pi. e ovunque fosse quel cane. vincer alex, disse anna in tono compiaciuto. certo che vincer, borbott constantin, gli occhi fissi sul cavaliere che, in testa al gruppo, si rizzava sulla sella per poi tornare ad accovacciarsi e di nuovo, lentamente, si sollevava facendo leva sulle staffe, e che infine lanci per aria il berretto di pelo, ridendo, imitato dai compagni. constantin aveva gli occhi chiusi quando aggiunse: vince sempre. e comunque gradirei che non la chiamassi a quel modo. non fa che incoraggiarla a comportarsi come un maschiaccio. la sua amante si limit a far schioccare la lingua, ma dopo qualche secondo luomo sent i suoi seni premergli contro la schiena e le braccia circondargli la vita. adesso puoi anche guardare, caro. non si rotta losso del collo. sia ringraziato il cielo, mormor lui, subito sopraffatto dalla collera, poich la paura che aveva provato non era meno intensa di tutte le altre volte. questa volta s che gliele suono di santa ragione. giuro che lo faccio. anna fece una risatina. dici sempre cos, ma poi non lo fai mai. senza contare che i fratelli razin non te lo permetterebbero. allora far in modo che sia il loro padre a farlo. ermak fa tutto quello che gli chiedo. a parte torcere un solo capello sulla testa di quel tesorino di tua figlia. adora alex almeno quanto te. constantin sospir nel volgersi verso di lei per abbracciarla. anna, amore mio, quel tesorino, come la chiami tu, ha venticinque anni suonati. un po troppo grande per le follie cui abbiamo appena assistito. lo sai meglio di me. a questora dovrebbe essere gi sposata e madre di una nidiata di bambini. le sue due sorelle non hanno avuto alcuna difficolt in tal senso. lydia mi ha dato cinque nipotine ed elizaveta ha avuto tre bambine prima di rimanere vedova. perch tanto difficile sistemare la mia figlia minore? anna pens bene di non far cenno alla indecorosa franchezza di alexandra, che tanto scandalo aveva suscitato inducendo lo zar nicola a bandirla, quanto meno ufficiosamente, da san pietroburgo. se glielo avesse ricordato, aveva paura di scoppiare a ridere, come accadeva tutte le volte che le tornava in mente il ricevimento a palazzo romanov, allorch la principessa olga si era lamentata con la ventina di ospiti seduti alla sua tavola del fatto che, per quanti sforzi facesse, non riusciva proprio a smettere di ingrassare. nel sentirla, alexandra aveva candidamente suggerito, animata dalle migliori intenzioni: ma, signora, se la smetteste di rimpinzarvi di bign e panna acida, riuscireste a perdere almeno un paio di chili. dato che la principessa si stava ingozzando di quelle leccornie in quel preciso momento, non cera da stupirsi che i convitati avessero preso a tossicchiare nei tovaglioli o a guardare sotto il tavolo, fingendo di cercare qualcosa che avevano inavvertitamente lasciato cadere, nel disperato tentativo di nascondere le loro risatine. anche anna, presente alla cena in qualit di chaperon di alexandra, lo aveva trovato divertente, ma olga romanov non era dello stesso avviso: il giorno successivo era andata dritta dallo zar a lamentarsi dellaccaduto, implorandolo con ogni probabilit che la colpevole venisse giustiziata su due piedi. anna considerava una fortuna che lo zar si fosse limitato a suggerire graziosamente a constantin di riprendersi la figliola in campagna, dove la sua indomita lingua poteva offendere al massimo qualche paesano inoffensivo. malauguratamente alexandra non aveva imparato nulla dal proprio errore. la sua franchezza non aveva accennato a diminuire la stagione successiva, a mosca, n pi tardi a kharkov e tanto meno a kiev, citt pi vicina a casa. era quindi riuscita da sola nellimpresa di rendersi indesiderata in societ e pi di una volta anna aveva nutrito il sospetto che non lavesse fatto per pura ignoranza o avventatezza. dopo tutto alexandra era una ragazza intelligente e, allindomani di quella prima, disastrosa stagione in societ a san pietroburgo, aveva ammesso di essersi innamorata di christopher leighton, diplomatico incontrato proprio in quella citt, dichiarando che intendeva sposare lui e nessun altro. che cosa cera di meglio - mentre attendeva la proposta ufficiale di matrimonio da parte dellindolente inglese - che scoraggiare qualsiasi altro pretendente dal chiedere la sua mano? il che era precisamente ci che era accaduto, a prescindere dalle effettive intenzioni della giovane. quanto alla domanda di constantin, anna decise di ricordargli luomo che tanti anni prima aveva rubato il cuore di sua figlia. non pensi che forse alexandra stia ancora aspettando quel diplomatico inglese? constantin sbuff. dopo sette lunghi anni? non essere assurda. ma christopher ha lasciato il paese solo tre anni fa, gli fece notare lei. e alexandra non ha pi fatto il suo nome, dal giorno in cui le ho proibito di seguirlo in inghilterra, replic lui. non stato allora che ti ha fatto sapere che non avrebbe mai sposato nessun altro? constantin avvamp al ricordo del litigio che lo aveva opposto alladorata figliola, uno dei peggiori che avessero mai avuto. non diceva sul serio. era soltanto arrabbiata. anna inarc un sopracciglio. chi stai cercando di convincere? me o te stesso? o ti forse sfuggito che alex ignora ostentatamente tutti i giovanotti che le porti a casa con lintento di farglieli conoscere? non ti sei accorto che negli ultimi tre anni non si mai spinta pi in l di kiev e che quando ci andata, in ununica occasione, stato solo per fare acquisti? e anche allora non ha fatto che accampare una scusa dopo laltra per rimanersene chiusa in camera sua. in realt, era un sollievo per constantin sentire anna dar voce alle proprie supposizioni, un sollievo che alleggeriva il senso di colpa con cui aveva convissuto in quellultima settimana. era vero, le scuse di alexandra erano sempre ragionevoli e suonavano sincere, ma erano pur sempre scuse. e quando ne aveva tirata fuori unennesima, la settimana prima, per rifiutarsi di accompagnarlo fino a vasilkov a trovare la sorella e le nipoti, anche lui era giunto alle conclusioni appena illustrate da anna e si era rattristato allidea che la figlia minore sprecasse la sua vita in sospirosa attesa di quel maledetto straniero. sfortunatamente quella volta si era anche ubriacato e aveva fatto una cosa che, da sobrio, non si sarebbe mai sognato di fare. anna avvert il corpo delluomo irrigidirsi contro il suo, vide il rossore imporporargli le guance e not come gli occhi blu notte di constantin evitassero di incrociare i suoi. lo conosceva bene. erano rimasti vedovi a distanza di un anno luno dallaltra. prima di allora le due coppie erano state legate da profondi vincoli di amicizia. constantin e lei avevano poi coltivato quellamicizia che. otto anni prima, era diventata ancora pi intima. lo amava sinceramente, anche se si era sempre rifiutata di abbandonare lindipendenza garantitale dallo stato vedovile. daltronde sposarlo non era affatto necessario, dato che abitava sotto il suo stesso tetto in qualit di governante e in effetti di padrona di casa, nonch di accompagnatrice-chaperon della figlia minore di lui, ogniqualvolta tale funzione si rendesse necessaria, il che, ultimamente, accadeva di rado. in quel momento constantin trasudava letteralmente vergogna e, con la stessa audacia che avrebbe caratterizzato alexandra, anna gli chiese: constantin rubliov, che cosa hai combinato? senza rispondere, lui si sciolse dal suo abbraccio dirigendosi verso la credenza di mogano che custodiva svariate caraffe di cristallo colme dei suoi liquori preferiti. anna lo raggiunse mentre luomo riempiva di vodka fino allorlo uno dei bicchieri pi grandi portandoselo immediatamente alle labbra. una cosa tanto grave? insistette lei con dolcezza, per poi proseguire, quando lui assent brevemente. allora forse potresti versarne un bicchiere anche a me. no, fece lui, posando il bicchiere ma continuando a tenerlo in mano. lo aveva vuotato per met. altrimenti probabile che mi getteresti la vodka in faccia, poi mi tireresti il bicchiere in testa e alla fine mi inseguiresti con tutta la caraffa. se i rubliov potevano essere geneticamente inclini a quel genere di tempestosa reazione, lei non lo era affatto. per adesso cominciava seriamente a preoccuparsi. raccontami tutto. lui continuava a evitare il suo sguardo. ho trovato un marito per alexandra. questo la fece esitare perch non era affatto una novit: negli ultimi sette anni constantin non aveva fatto praticamente altro. ma allora da dove nasceva limbarazzo che manifestava in quel momento? un marito? ripet cauta. ma alex si limiter a rifiutarlo, come ha gi fatto con tutti gli altri che le hai proposto. luomo scosse lentamente il capo. non pu rifiutarlo? e come mai.? sinterruppe a met della frase e rise. non dirmi che sei ancora convinto di poter insistere in tal senso. suvvia, tesoro, lo sai che con tua figlia non serve a niente. pi testarda di te, se ancora non lavessi notato. finiresti col farle una sfuriata terribile per poi arrenderti alla sua volont, come hai sempre fatto. constantin aveva ripreso a scuotere il capo, laria sempre pi sconsolata, lo sguardo ancora sfuggente. anche il rossore non lo aveva abbandonato. stava letteralmente sguazzando nel senso di colpa. sempre pi preoccupata, anna ripet la sua domanda: insomma, si pu sapere che cosa hai fatto? luomo aveva abbassato il capo contro il petto, al punto che le riusc difficile distinguere le sue parole: non le ho lasciato alcuna scelta. a quella risposta anna agit la mano con gesto impaziente. c sempre la possibilit di scegliere. non quando si tirato in ballo lonore della famiglia, la sola cosa che alexandra rispetti. o per lo meno lei penser che sia una questione donore. che intendi dire? che ho sacrificato il mio onore, la mia integrit, i miei principi, letica e lonest. mi vuoi dire che cosa hai fatto, s o no? anna non alzava mai la voce; era lepitome di quanto cera di pi schivo e garbato. anche quando era arrabbiata esponeva con calma le proprie ragioni, col risultato che lantagonista di turno si sentiva un mostro al suo confronto. il fatto che adesso stesse urlando riport su di lei lattenzione del barone, non per la sorpresa ma per la paura: correva seriamente il rischio di perderla quando le avesse confessato comera caduto in basso nel tentativo di soddisfare il desiderio di offrire alla figlia minore la stessa felicit e lo stesso appagamento che le sorelle avevano trovato nel matrimonio. constantin aveva unaria cos abbattuta, cos disperatamente colpevole e depressa che anna si lasci sfuggire un gridolino e corse a gettargli le braccia al collo. non pu essere una cosa tanto terribile, gli sussurr allorecchio, impresa non priva di difficolt dato che lui la sovrastava di quindici centimetri buoni. su, raccontami tutto. ho combinato un fidanzamento. un fidanzamento? non era poi tutta questa tragedia, si scopr a pensare anna, rilasciandosi contro il barone e reclinando il capo allindietro quel tanto che bastava per guardarlo in faccia. grazie al cielo! esclam con foga. cominciavo a pensare che avessi ucciso qualcuno. lespressione di lui rimase immutata: era abbattuto quanto prima anche se adesso, finalmente, la guardava negli occhi. credo che se avessi ucciso qualcuno mi sentirei esattamente allo stesso modo, le confid. gli occhi della donna fiammeggiavano. adesso aveva voglia di picchiarlo, cosa che mai, in vita sua, avrebbe pensato di poter anche lontanamente prendere in considerazione. fino a quel momento. maledizione, constantin, vieni al sodo, una buona volta. o vuoi proprio farmi impazzire? luomo trasal perch anna aveva di nuovo alzato la voce. che alexandra strillasse poteva anche ammetterlo; se lo aspettava, persino, e ogni volta poteva ribattere con eguale fervore, ma non poteva tollerarlo dalla sua piccola anna. anche se se lo meritava, proprio come meritava il suo disprezzo. alla fine disse: ho spedito una lettera alla contessa maria petroff. a quelle parole lespressione di anna si fece pensosa. come mai questo nome mi suona familiare? perch mi hai sentito parlare spessissimo di simeon petroff. ah, s, il tuo vecchio amico, morto. quand stato? tredici o quattordici anni fa? quattordici. notando che constantin non aggiungeva altro, anna torn ad aggrottare la fronte, seccata stavolta. era chiaro che sarebbe stata costretta a tirargli fuori

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